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L'arco, in architettura, è un elemento strutturale a forma curva che si appoggia su due piedritti e tipicamente 
(ma non necessariamente) è sospeso su uno spazio vuoto.

È costituito normalmente da conci, cioè pietre tagliate, o da laterizio, i cui giunti sono disposti in maniera radiale verso un ipotetico centro: per questo hanno forma trapezoidale e sono più propriamente detti cunei; nel caso di una forma rettangolare (tipica dei mattoni) hanno bisogno di essere uniti da malta che riempia gli interstizi; essenzialmente l'arco con cunei non ha bisogno di essere sostenuto da malta, stando perfettamente in piedi anche a secco, grazie alle spinte di contrasto che si annullano tra concio e concio.

Il cuneo fondamentale che chiude l'arco e mette in atto le spinte di contrasto è quello centrale: la chiave d'arco, o, più comunemente detta, chiave di volta.

L'arco è una struttura bidimensionale e viene spesso utilizzato per sovrastare aperture. Per costruire un arco si ricorre tradizionalmente a una particolare impalcatura lignea, chiamata centina.

L'arco è anche alla base di strutture tridimensionali come la volta, che è ottenuta geometricamente dalla traslazione o dalla rotazione di archi. Nel caso di volte complesse come le volte a crociera, gli archi costitutivi vengono distinti in base alla loro posizione (archi trasversali, longitudinali, ecc).


Anche se è impossibile datare esattamente l'anno di nascita dell'arco, si può affermare che il primo esempio di struttura semicircolare non è l'arco, bensì la volta: i primi resti di strutture che utilizzano la struttura ad arco sono le volte a corsi inclinati (volta nubiana) realizzate in Mesopotamia (l'esempio più antico tra quelli noti è la grande sala a Tepe Gawra, risalente al IV millennio a.C.) e Basso Egitto fra il IV e III millennio a.C. (tra gli esempi noti vi è la tomba di Helwan, risalente al 3000 a.C. e l'ingresso ad arco in una tomba mastaba a Giza risalente al 2600 a.C.).


Probabilmente si arrivò al concetto di arco (in cui i singoli conci lavorano a compressione e, tra loro, si serrano per attrito) passando attraverso le strutture cosiddette a "falso arco". Sono queste le strutture a capanna, formate da due semplici elementi inclinati l'uno contro l'altro.

Il concetto di coprire una luce con dei conci, e non con un unico elemento (l'architrave), si ampliò con le strutture a conci orizzontali sovrapposti che vanno via via a stringere verso l'alto (esempio tipico di quest'altro falso arco è la Porta dei Leoni a Micene e anche altre strutture minoiche).

Tuttavia, queste strutture non lavorano come un arco e non possono essere definite tali: sono ad ogni modo state importanti come tappa tecnica verso la definizione chiara del concetto di arco.


L'archeologo C.L. Woolley afferma che fu un arco a tutto sesto il primo arco costruito nella storia dell'Umanità. In "The excavation of Ur" afferma di aver individuato nel piccolo arco semicircolare di E Dublal-Mah, presso Ur, il primo esempio di struttura ad arco utilizzato nella facciata di un edificio e fuori terra. Tuttavia l'esempio riconosciuto da Woolley risale al XV secolo a.C. e l'arco era già da secoli utilizzato per coprire i canali di scolo e i condotti sotterranei nella stessa regione mesopotamica.

L'arco propriamente detto non venne mai utilizzato nelle strutture monumentali nell'arte greca, se non in casi rari come i due piccoli archi, o meglio volticciole nel basamento del tempio di Apollo a Dydyma e la "Porta Rosa", una sorta di tunnel di collegamento tra i due versanti di Elea, città della Magna Grecia situata nel Cilento. Tuttavia l'elemento non era ignoto ai Greci, che usavano realizzare postierle chiuse da archi a mensola lungo le mura urbiche, come testimoniato in più punti dalle mura dionigiane a Siracusa. Conosciamo persino un precocissimo arco ogivale o a sesto acuto, sempre a mensola, nelle mura Timoleontee a Gela.


L'arco in muratura conosce in Italia il suo uso massiccio inizialmente a partire dagli etruschi, i quali usano il tutto sesto e introducono nella costruzione delle porte oltre che nelle strutture ipogee questa forma architettonica. Successivamente nell'arte romana trova il suo sviluppo più diffuso.


In Occidente, poi, si diffonde l'arco rialzato, una caratteristica peculiare dello stile moresco, mentre l'arco a tutto sesto fu ancora utilizzato in tutta l'architettura tardo-romana e romanica; esempi di arco si trovano però anche nell'architettura paleocristiana, anche se non ne era un elemento determinante e distintivo quanto nell'architettura romanica. Larga diffusione nel gotico ebbe l'arco a sesto acuto. Nell'architettura moderna, l'arco "parabolico", già usato nelle arcate di alcuni ponti più antichi, è stato introdotto per coprire aperture da Antoni Gaudí (più propriamente nella forma di arco di "catenaria") nelle sue opere a Barcellona ha rappresentato l'ultima innovazione di uno degli elementi architettonici più antichi.





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"Non ho più pazienza per alcune cose, non perché sia diventata arrogante, semplicemente perché sono arrivata a un punto della mia vita in cui non mi piace più perdere tempo con ciò che mi dispiace o ferisce. Non ho pazienza per il cinismo, critiche eccessive e richieste di qualsiasi natura.
 Ho perso la voglia di compiacere chi non mi aggrada, 
di amare chi non mi ama e di sorridere a chi non mi sorride. 

Non dedico più un minuto a chi mente o vuole manipolare. Ho deciso di non convivere più con la presunzione, l’ipocrisia, la disonestà e le lodi a buon mercato. 

Non tollero l’erudizione selettiva e l’arroganza accademica. Non mi adeguo più al provincialismo e ai pettegolezzi. Non sopporto conflitti e confronti. Credo in un mondo di opposti, per questo evito le 
persone rigide e inflessibili. Nell'amicizia non mi piace la mancanza di lealtà e il tradimento. Non mi accompagno con chi non sappia elogiare o incoraggiare.
 I sensazionalismi mi annoiano. Soprattutto, 
non ho nessuna pazienza per chi non merita la mia pazienza".


"Quello che mi ha sorpreso di più negli uomini dell'Occidente, 
è che perdono la salute per fare i soldi, e 
poi perdono i soldi per recuperare la salute. 
Pensano tanto al futuro, che dimenticano di vivere
 il presente, in tal maniera che non riescono a vivere nè il presente, nè il fututo.
 Vivono come se non 
dovessero morire mai e muoiono come se non avessero mai vissuto."

 Dalai Lama




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Impariamo la saggezza molto più dai nostri sbagli che dai nostri successi. 
Scopriamo ciò che è giusto trovando ciò che non lo è e probabilmente 
chi non ha mai fatto errori non ha mai scoperto nulla .
S. Smiles



Il valore di una persona 
risiede in ciò che è capace di dare 
e non in ciò che è capace di prendere.
(Albert Einstein)



"Quello che mi ha sorpreso di più negli uomini dell'Occidente, è che perdono la salute per fare i soldi, e poi perdono i soldi per recuperare la salute. Pensano tanto al futuro, che dimenticano di vivere il presente, in tal maniera che non riescono a vivere nè il presente, nè il fututo. Vivono come se non dovessero morire mai e muoiono come se non avessero mai vissuto."

 Dalai Lama


"Non ho più pazienza per alcune cose, non perché sia diventata arrogante, semplicemente perché sono arrivata a un punto della mia vita in cui non mi piace più perdere tempo con ciò che mi dispiace o ferisce. Non ho pazienza per il cinismo, critiche eccessive e richieste di qualsiasi natura. Ho perso la voglia di compiacere chi non mi aggrada, di amare chi non mi ama e di sorridere a chi non mi sorride. Non dedico più un minuto a chi mente o vuole manipolare. Ho deciso di non convivere più con la presunzione,
 l’ipocrisia, la disonestà e le lodi a buon mercato. 
Non tollero l’erudizione selettiva e l’arroganza accademica. Non mi adeguo più al provincialismo e ai pettegolezzi. Non sopporto conflitti e confronti. Credo in un mondo di opposti, per questo evito le persone rigide e inflessibili. Nell'amicizia non mi piace la mancanza di lealtà e il tradimento. Non mi accompagno con chi non sappia elogiare o incoraggiare. I sensazionalismi mi annoiano. 
Soprattutto, non ho nessuna pazienza per chi non merita la mia pazienza".


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Il Razzismo ha un Basso Quoziente Intellettivo

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Psicologia: razzismo legato a basso quoziente intellettivo

Se si ha un basso quoziente intellettivo da piccoli e' piu' probabile sviluppare pregiudizi da adulti. Lo afferma uno studio pubblicato dalla rivista Psychological Science, secondo cui chi e' meno intelligente e' anche piu' propenso ad avere visioni politiche conservatrici.



La ricerca si e' basata su un database britannico di piu' di 15 mila soggetti, a cui e' stato misurato il Qi all'eta' di 10 o 11 anni e che sono stati analizzati una volta superati i 30.

L'adesione a visioni conservatrici e' stata verificata tramite la misura dell'accordo con frasi del tipo 'Le mamme lavoratrici sono una rovina per le famiglie', o 'La scuola dovrebbe insegnare ad obbedire all'autorita'', mentre i pregiudizi sono stati studiati attraverso frasi come 'Io non lavorerei mai con persone di altre razze'. Il risultato e' stato che i bambini con quoziente intellettivo piu' basso hanno mostrato le maggiori tendenze al razzismo, si sono detti mediamente piu' d'accordo degli altri con le frasi conservatrici e in generale sono risultate fra quelle con meno contatti con persone di altre razze: "Questo ovviamente non vuol dire che tutti i conservatori sono stupidi e i liberali intelligenti - spiega Gordon Hodson della Brock University in Ontario - qui si parla di tendenze medie: possiamo dire che in generale gli uomini sono piu' alti delle donne, ma non si puo' dire se si prende un uomo a caso e una donna a caso quale dei due sia piu' alto".

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I Naledi : Specie Umana Vissuta 3 Milioni di Anni Fa

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Trovati in Sudafrica i resti di una specie umana vissuta tre milioni d’anni fa.

All’interno dell’ insieme di grotte, Rising Star, in Sudafrica, ad un’ora di macchina da Johannesburg,  è stata ritrovata una camera mortuaria con resti di scheletri appartenenti a quindici individui di  una nuova specie umana.
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I “naledi” ( corpo luminoso celeste tradotto letteralmente dalla lingua Sotho del sud), come sono stati chiamati dai ricercatori, sono stati classificati nel gruppo “Homo”, dunque si tratta di un nostro antenato, in grado di organizzare riti funebri. Lee Berger, a capo dei ricercatori, crede che i naledi abbiano vissuto in Africa tre milioni di anni fa e potrebbero essere l’anello di congiunzione tra bipiedi più primitivi e l’uomo.
Sempre secondo Berger, la scoperta è importantissima, in quanto si tratta di una specie estinta, finora sconosciuta, scoperta solo ora nella Camera Dinaledi nelle grotte di Rising Star, la culla dell’umanità.

L’Uomo Naledi è caratterizzato da una massa corporea e da una statura simile a un essere umano piccolo,  iI cui cranio è particolarmente ridotto, il suo volume è simile all’australopiteco. La sua morfologia è unica, ma assomiglia a quella del primo Homo sapiens, inclusa quella del Homo erectus, Homo habilis, homo rudolfensis.

Proprio perché è primitivo, la dentatura è piccola e semplice nell’occlusione morfologica.
Le tecniche manipolative delle mani e del polso sono simili a quelle umane, altrettanto il piede e l’arto inferiore. Il suo aspetto umano è in netto contrasto con la parte posteriore del cranio, più simile all’australopiteco, come pure il tronco, le spalle, il bacino e il femore. E’ il più grande raggruppamento di una singola specie di ominidi mai ritrovato in Africa.

Il tunnel che porta alla camera mortuaria è assai stretto ed angusto. Non ci si arriva per caso, bisogna essere agili e consci di voler andare proprio in quel luogo. Gli scienziati hanno dimostrato che la morfologia della grotta non è mai cambiata durante i millenni. Risulta dunque chiaro che i naledi erano in grado di organizzare  loro riti funebri.
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Homo naledi, una nuova specie umana che farà molto discutere
Con caratteristiche ancora scimmiesche e parti molto simili al sapiens, una nuova specie di Homo è venuta alla luce in una caverna del Sud Africa. Potrebbe avere 3 milioni di anni.

La scoperta è importante, eccezionale e farà discutere a lungo perché una scoperta del genere non era mai stata realizzata e neppure si ipotizzava di poterla fare.

Nella grotta del Sud Africa chiamata Rising Star che si trova a circa 50 chilometri da Johannesburg sono venuti alla luce circa 1.500 reperti fossili che appartengono, probabilmente, ad almeno 15 individui di una nuova specie di Homo, chiamata Homo naledi. E probabilmente altri reperti potrebbero ancora venire alla luce.

CERVELLO DA GORILLA. Che cosa ha di così particolare questa scoperta? Due sono gli elementi importanti che sottolineano i ricercatori. Il primo riguarda le caratteristiche della nuova specie, la seconda il gran numero di reperti che permetterà di conoscere più cose del H. naledi che di quasi tutte le altre specie di Homo note finora.

Homo naledi aveva un cervello molto più piccolo rispetto alle altre specie di Homo, tanto da assomigliare di più al cervello di un gorilla che non a quello di un umano, e anche il bacino e le spalle erano piccole.

Ma i denti, relativamente minuti, le gambe lunghe e la struttura dei piedi lo avvicinano di molto all’uomo moderno.

«Abbiamo scoperto qualcosa che non mi sarei mai aspettato di vedere nella mia vita», ha detto Lee Berger, autore della ricerca .

Al momento non si è ancora definito con precisione il periodo in cui visse quella specie di Homo, ma è assai probabile che quegli individui fossero i primi del genere Homo e quindi dovrebbero avere un’età di circa 3 milioni di anni. «La scoperta è di grande interesse perché ci dice ancora una volta che la natura sperimentò diverse strade evolutive, una delle quali avrebbe portato all’Homo Sapiens», ha detto Berger.

PENSIERI DA SAPIENS. Il secondo elemento di importanza di questa scoperta, ossia la grande quantità di fossili trovati, darà modo ai paleontologi di studiare l’evoluzione dei singoli individui, dai bambini agli anziani, oltre che capire quali erano le differenze tra i maschi e le femmine e probabilmente molte delle loro abitudini alimentari.

SEPOLTI? C’è poi un ulteriore elemento che ha sorpreso i ricercatori. Quei corpi sembrano essere stati volutamente portati in fondo alla grotta dove sono stati scoperti, come se si fosse voluto dare loro una sepoltura. «Questo sarebbe oltremodo sorprendente – sottolinea ancora il ricercatore – perché vorrebbe dire che quegli esseri erano capaci di comportamenti rituali e di pensiero simbolico, un elemento che si ipotizzava associato solo con l’Homo sapiens e il Neanderthal».

SPELEOLOGHE ALL’OPERA. Va sottolineato che questa ricerca ha chiesto l’aiuto di speleologi di grande esperienza, perché l’antro della caverna era così angusto che si richiedevano notevoli doti tecniche di esplorazione e anche un corpo molto minuto. Sono state infatti, donne-speleologo a lavorare nella prima fase della ricerca. «La prima volta che sono arrivata nella camera dove c’erano le ossa fossilizzate ho provato una sensazione simile a quella che deve aver provato Howard Carter quando aprì la tomba di Tutankhamon», ha detto Marina Elliott, una delle speleologhe.



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Superluna, la Nasa Spiega l'Eclissi del 28 settembre

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Eclissi del 28 settembre 2015: ecco la "super Luna rossa"

L'evento visibile anche in Italia nella notte tra domenica 27 e lunedì 28 settembre. Per ammirare il fenomeno non saranno necessari strumenti particolari: basterà guardare verso ovest a occhio nudo

Sarà una delle più belle eclissi totali di Luna degli ultimi anni. È stata già ribattezzata "Blood moon eclipse", l'eclissi totale della Superluna - che per un effetto ottico apparirà rossa come il sangue - e promette di dare spettacolo nel cielo della notte tra domenica 27 e lunedì 28 settembre 2015.

L'evento, visibile anche in Italia, durerà circa un'ora e mezza e ne beneficeranno soprattutto i nottambuli: il clou, infatti, si raggiungerà tra le 4 e le 5 e mezza del mattino, circa novanta minuti in cui sarà possibile ammirare l'eclissi in tutta la sua bellezza.

L'uscita completa del nostro satellite naturale dal cono d'ombra proiettato dalla Terra avverrà, invece, alle 6 e 27. A rendere particolarmente suggestivo l'evento celeste il fatto che la Luna sarà al perigeo, ovvero il punto più vicino al pianeta, circostanza che farà apparire la Superluna piena circa il 14% più grande e il 30% più luminosa del normale.

Per ammirare il fenomeno non saranno necessari strumenti particolari: basterà guardare verso ovest a occhio nudo. Con un telescopio o anche un semplice binocolo, invece, si potrà ammirare lo spettacolo della linea d'ombra che lentamente avanza tra mari e crateri sulla frastagliata superficie lunare. L'eclissi, inoltre, si potrà ammirare anche sul sito virtualtelescope.net con le immagini provenienti in diretta da tutti i luoghi del pianeta in cui l'evento sarà visibile. L'ultima eclissi totale di Luna, osservabile dall'Italia, risale al 15 giugno 2011.



Eclissi di Superluna, la Nasa spiega cosa accadrà il 28 settembre

UNA COINCIDENZA piuttosto rara, quindi lo spettacolo è davvero da non perdere. Nella notte tra il 27 e il 28 settembre, quando in Italia saranno le 2.12 del mattino, l'ombra della Terra inizierà a offuscare la Luna. Al culmine dell'evento il nostro satellite si tingerà di un colore rossastro: per questo il fenomeno è anche conosciuto come "Luna rossa" o "Luna di sangue".

L'eclissi totale non è però l'unico motivo per fare un'"alzataccia". Quella del 28 settembre sarà anche una "Superluna": l'eclissi avverrà infatti quando il nostro satellite si troverà vicino al perigeo (il punto più vicino alla Terra durante la sua rivoluzione attorno al nostro pianeta). Per questo motivo il disco lunare ci apparirà circa del 14 per cento più grande. È questa coincidenza a rendere speciale l'appuntamento. La concomitanza di questi fattori non accadeva da più di 30 anni: l'ultima volta è avvenuta nel 1984 e ce ne sono state appena cinque nell'ultimo secolo. La prossima sarà nel 2033.

Ma perché durante l'eclissi la Luna non scompare? L'effetto è dovuto alla rifrazione dei raggi solari: quando la Luna entra nel cono d'ombra della Terra, infatti, viene comunque raggiunta da una parte della luce del Sole "piegata" dall'atmosfera terrestre. Non tutta però: le lunghezze d'onda verso il blu si disperdono, quelle verso il rosso invece raggiungono la superficie lunare e vengono riflesse di nuovo verso di noi, colorandola.

Alle 2.12 ora italiana la Luna entrerà nella zona di "penombra", ma l'eclissi parziale inizierà poco dopo le 3 del mattino. La fase più spettacolare, l'eclissi d'ombra, avrà inizio alle 4.47 fino alle 5.22, quando sarà già piuttosto bassa sull'orizzonte. Il fenomeno terminerà alle 7.22 del 28 settembre




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Scie Chimiche Leggenda di una Bufala

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Come una storia inventata da due truffatori 
americani nel 1997, 
per colpa dell’irrazionalità e dell’antiscienza, 
è diventata un articolo di fede

È una bufala volante, che percorre i nostri cieli da più di quindici anni. Una bufala minacciosa, che parla di sostanze chimiche rilasciate tra le nuvole da misteriosi aeroplani scuri, per avvelenare l’aria e provocare, addirittura, genocidi. Eppure è una bufala di cui sappiamo tutto, vita, morte e miracoli: da quando fu lanciata su internet da una maldestra banda del buco, a tutte le volte che è stata smentita al di là di ogni dubbio sensato. È la storia delle cosiddette scie chimiche, rilanciata su internet con la caparbia irragionevolezza dei complottisti e la complicità (ingenua?) dei politici di mezzo mondo. Oggi continua a spaventare, probabilmente ad arricchire qualcuno, e sicuramente a far sghignazzare molti altri. Ma, come tutte le bufale che si rispettino, ha una storia lunga e istruttiva.

Il padre delle scie chimiche si chiamava Richard Finke: non era uno scienziato, né un esperto di aeronautica, non aveva nessuna competenza in ambito di spionaggio. Però si mise in società con un certo Larry Wayne Harris che aveva aperto un’ambiziosa ditta di consulenza contro gli attacchi terroristici (la LWH Consulting). Era il 1997: i due, per farsi pubblicità, cominciarono a spammare email in cui annunciavano l’imminenza di un attacco. Ma le cose andarono male, il batterio della peste bubbonica non si fece vedere, e i due non si procurarono clienti. Fu così che Finke passò al contrattacco e scrisse a una mailing list sul bioterrorismo la seguente mail (questa è la versione riportata dal giornalista cacciabufale, o debunker, Jay Reynolds): “Il direttore di Aqua-tech Environmental… rivela oggi di aver trovato 1,2-dibromoetano (una sostanza molto tossica e cancerogena, ndr) in campioni di acqua… raccolti da contadini di Maryland e Pennsylvania. … La sostanza sembra essere mescolata al carburante degli aerei e dispersa costantemente nei nostri cieli. Le linee che riempiono i nostri cieli non sono scie di condensazione: vengono disperse e possono durare ore, rilasciando lentamente il flagello”. Il titolo, in perfetto stile complottardo, era scritto in maiuscolo, cominciava con Genocide on a wholesale (genocidio all’ingrosso) e conteneva la bellezza di cinque punti esclamativi su quindici parole.

La bufala cominciò così a volare. Finché nel 1999 non trovò una legittimazione mediatica in un programma radiofonico dedicato a complotti e ufologia, Coast to Coast AM di Art Bell, grazie a William Thomas, un giornalista americano che tuttora ha un sito internet sulle chemtrails (cioè le scie avvelenate) e tuttora scrive libri sul tema. La sua homepage lancia oggi skyder alert: il primo social network per appassionati di scie chimiche che può essere scaricato sugli smartphone e permette di inviare foto del cielo solcato da strisce bianche direttamente ai propri politici di riferimento.

Sì, perché le principali prove dell’esistenza del fenomeno sono, al momento, fotografie del cielo. Cieli azzurri o grigi, di campagna o di città, su cui si vedono coppie di strisce bianche che si allargano poi si dissolvono in fiocchi o in strie, che si intrecciano e si confondono fra loro. Solo con una rapida ricerca su internet se ne trovano a centinaia, forse migliaia, sono state scattate in tutto il mondo dai fautori della cospirazione aerea internazionale. Ci sono poi le fotografie dei velivoli che le rilascerebbero e, in Italia, dei cosiddetti elicotteri neri: secondo gli esperti di fotografia, sono solo foto controluce di normali elicotteri. Ma per i seguaci del complotto sarebbero strumenti del grande progetto di diffusione delle scie chimiche, che di volta in volta controllerebbero il territorio o disperderebbero le sostanze tossiche.

Del resto, si scopre che esisterebbero anche aerei bianchi, deputati a spruzzare sostanze tossiche ad alta quota. Per gli esperti di aeronautica, bella scoperta: quasi tutte le livree degli aerei sono bianche, soprattutto sulla pancia, e tutte, viste dal basso, soprattutto in condizioni di aria umida, ai nostri occhi appaiono più chiare di quanto non siano e perdono i dettagli. Infatti, guarda caso, aerei bianchi ed elicotteri neri non avrebbero finestrini. Volendo esagerare, tra le varianti più bizzarre della teoria si deve anche segnalare la presenza di aerei invisibili, dei quali ovviamente non esistono foto, e talvolta addirittura di scie chimiche invisibili.

Nella loro versione tradizionale, però, le scie chimiche vere e proprie sarebbero bianche e si riconoscerebbero dalle normali scie di condensazione degli aerei perché più spesse, più durature e genericamente insolite e sospette. Sarebbero anche recenti, cose degli ultimi vent’anni, a dispetto di documenti fotografici risalenti alla guerra civile spagnola e alla seconda guerra mondiale che mostrano il cielo striato dalle tracce dei bombardieri.

Oltre a Jay Reynolds, anche i debunker nostrani del Cicap, come Simone Angioni, chimico dell’università di Pavia, si sono messi a dare spiegazioni. In sostanza la sintesi è questa: “l’atmosfera è un fluido non omogeneo, in continuo mescolamento, e le condizioni di temperatura, umidità e pressione variano anche nel giro di poche decine di metri, come variano i forti venti di quelle altitudini”. Per cui il gas di scarico degli aerei forma scie di condensazione che non hanno sempre lo stesso aspetto e la stessa durata. “In generale, perché si formino ci vogliono temperature basse, quindi l’aereo deve trovarsi ad alta quota”. Ma quanto alta? “Dipende”. E, comunque, è impossibile misurare l’altezza di un aereo a occhio, o con strumenti grossolani, qui da terra.

Poi c’è la questione del contenuto delle scie chimiche: di che cosa sarebbero fatte? Di un sacco di cose. “Dal bario ai virus, da nanoparticelle a strani vaccini, da pesticidi tossici a misteriosi protozoi, fino a Ogm alieni”, spiega Angioni. Alcuni siti portano a sostegno della teoria analisi chimiche condotte su campioni di terra, di acqua, di materiali biologici, raccolti sotto la scia, in verticale, come se le polveri cadessero per terra, da dieci chilometri di altezza, giù a piombo. Molte di queste analisi riferiscono di concentrazioni di elementi chimici come il silicio, il bario e l’alluminio in linea con la normale presenza di questi elementi nel suolo terrestre. Per qualcuno, di recente, c’è anche il sospetto di un complotto internazionale per indurre modifiche climatiche con microparticelle metalliche o cose simili, che nasce dalla confusione con esperimenti veri, e pubblici, di modifica di microcondizioni climatiche. Ma in sostanza, niente di dimostrato e niente, alla fine, di veramente spaventoso. Solo una bufala che vola.

Eppure, si contano innumerevoli interrogazioni parlamentari che l’hanno sollevata, anche in Italia (l’ultima nel dicembre 2012 e la penultima nel 2011, presentata dall’onorevole Domenico Scilipoti), e poi trasmissioni televisive come Voyager e radio generalmente dedicate ad altri tipi di temi che non la scienza, come Radio Deejay. “Non è un vero business – precisa Angioni – piuttosto serve ad avere l’attenzione dei media e del pubblico, fino alla prima serata in tv”.

Altrettanti sono stati i relativi chiarimenti emessi dagli organi tecnici e scientifici, nell’inane sforzo di far fuori la bufala. Ci si è messo anche il debunker Paolo Attivissimo, che sul suo sito pone un legittimo dubbio: chi sarebbe tanto fesso da distribuire agenti tossici in aria, attraverso scie bianche in campo azzurro (quando di notte le stesse sarebbero invisibili) pur sapendo che, oltre alle sue vittime, anche lui stesso li respirerebbe?

Nonostante tutto, la bufala delle scie chimiche continua a viaggiare indisturbata. Perché? Secondo Angioni, per una ragione molto umana: “la convinzione di essere i salvatori del mondo è appagante, soprattutto se si può diventare eroi restando comodamente seduti alla propria scrivania. Mentre rivedere le proprie convinzioni significa tornare alla dura realtà. Così molti preferiscono rimanere nel mondo delle cospirazioni globali”. Quello in cui le bufale volano, per esempio.
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Politici Italiani : Ciarlatani e Medicina

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Elena Cattaneo: “Per molti politici italiani non c’è differenza tra ciarlatani e medicina”
Vaccini, Ogm, Stamina. Non è l’Italia ad essere oscurantista, ma la politica a dar retta alle spinte meno serie della gente. E i media non aiutano
  
La rivista “Nature” l’ha salutata con un “Brava Elena”, attribuendole, giustamente, la vittoria nell’affaire Stamina.
Ma Elena Cattaneoè molto di più. Scienziata dell’Università di Milano, seduta su una pila di riconoscimenti internazionali, è stata nominata da Giorgio Napolitano senatore a vita. Ed è convinta che educare la politica alla scienza sia la mossa vincente. Ma non solo.

Caso Stamina, sperimentazione animale. Ma non solo. Spesso gli orientamenti degli italiani vanno contro i risultati della scienza. Perché secondo lei?
Benchè gli italiani, come tutti, siano immersi ed indissolubilmente legati a quanto conseguito dalla scienza, succede che venga vissuta, paradossalmente, come poco accessibile e poco vicina al sentire dei cittadini. Per un verso gli scienziati dovrebbero fare di più per spiegare non tanto i risultati ma la fatica, il coraggio, i fallimenti e raccontare come le conquiste scientifiche sono di tutti e per tutti.

Anche i media hanno la responsabilità di fare da cinghia di trasmissione dei fatti. Spesso, invece, tra semplificazione del messaggio e ricerca del clamore si tradisce il significato ed il portato della “nuova conoscenza”. Spesso scienziati e media comunicano il “risultato”, il “prodotto” trascurando il processo, il percorso che ha condotto a quel risultato.

Così i cittadini sono privati della consapevolezza necessaria per comprendere che una cura, ad esempio, non è “un coniglio che esce dal cilindro”. Nello stesso tempo li si priva anche della grande opportunità formativa e costruttiva che il metodo scientifico porta con sé per chiunque vi si accosti. Così gli italiani non percepiscono “veramente” cosa significhi fare scienza e quale straordinario strumento sia per appurare la realtà, ogni giorno, al meglio della nostra possibilità.

Se ne parla poco sui media. Pochissimo in TV. Si predilige una comunicazione fatta di “narrazioni umorali” anche quando si trattano temi che obbligherebbero ad ancorarsi ai fatti, a ciò che è stato verificato. Quindi, se è ovvio che la scienza non possa che dire come stanno le cose, anche quando è doloroso, i ciarlatani, al contrario, promettono miracoli (che ogni volta si dissolvono nel nulla).

Questo rende la scienza debole, a prima vista, agli occhi di un pubblico che ha una dieta mediatica composta essenzialmente di grandi miracoli o grandi catastrofi. Invece, i Paesi in cui i cittadini sanno cosa sia la scienza hanno grandi vantaggi, prima di tutto il prezioso strumento di comprendere che il metodo scientifico, nelle condizione date, è l’unico strumento che consente di appurare al meglio i fatti dell’oggi, coltivando fiducia nel domani.

I dati dell’AnnuarioScienza Tecnologia e Società indicano che, in maggioranza variabile a seconda dei temi, gli italiani sono sempre meno ignoranti scientificamente. Che hanno in grande considerazione il lavoro degli scienziati. Che accettano in maniera strumentale i benefici delle scienze, soprattutto biomediche. E che sono favorevoli a molte delle innovazioni scientifiche osteggiate invece dalla politica. (ricerca biotech, fecondazione assistita ad esempio). E i sociologi della scienza affermano che spesso la percezione che i politici hanno dei desideri dei cittadini in materie scientifiche non corrisponda affatto alla realtà di questi desideri. Non è che i politici sono più antiscientifici degli italiani? Cosa ne pensa? 
La categoria del politico in astratto rispetto al cittadino è una pericolosa semplificazione. Il tema sotteso alla domanda è quanto il personale politico del Paese sia in grado di rappresentare il sentire e il volere dei cittadini in generale. Restando alla scienza, sulla base dei dati a cui si riferisce, si può osservare come, forse, i cittadini che si confrontano quotidianamente con le difficoltà e la speranza della vita abbiano sempre di più il polso di quanto un’innovazione scientifica possa incidere sul loro benessere e sulla libertà più di quanto, i loro politici, riescano a immaginare che siano in grado di fare. Politici che, inoltre, rispondono spesso a logiche di appartenenza che – paradossalmente – potrebbero allontanarli dal sentire comune e dal comprenderlo e guidarlo in modo più razionale, basato sulla conoscenza dei fatti.
Sulla “antiscientificità dei politici”, da quando frequento le aule parlamentari, posso però testimoniare come la situazione sia molto eterogenea. Così come vi sono alcuni con profonde competenze in ambito umanistico e aperti ed interessati anche a capire altre discipline, vi sono pure parlamentari che su temi scientifici sarebbero pronti a approvare qualunque legge sulla scorta del sentito dire e senza alcun indispensabile approfondimento tecnico.

Ci sono un bel po’ di esempi: non hanno alcuna idea di cosa sia in concreto la sperimentazione animale, ma chiedono che sia abolita; non hanno idea di come si arrivi a identificare un trattamento per una malattia umana e ti dicono che puoi arrivarci comunque con un computer o un piattino di cellule. Magari sono anche gli stessi che non capiscono la differenza tra i ciarlatani e la medicina.

Ci sono persino parlamentari che, ribaltando la realtà delle cose, cercano di far passare lo scienziato come “persona con pregiudizi”, ad esempio semplicemente perché si avvale delle prove della scienza per argomentare a sostegno dell’innocuità di specifici Ogm. Alcuni politici, sempre restando a questo esempio, li definiscono “pericolosi per la salute umana” e poi accettano che vengano importati a tonnellate per nutrire le nostre filiere alimentari. Sono posizioni incoerenti oltre che non documentate. Sta al cittadino, in definitiva, non solo percepire quanto gli sia utile la scienza, ma orientarsi verso rappresentanti, diciamo così, in grado di comprendere e includere le conquiste fatte per tutti nelle scelte per il Paese.

Sempre, di fronte a fatti come quello di Stamina o a questioni come Ogm o vaccini le posizioni si polarizzano: da una parte la comunità scientifica che afferma le sue conclusioni in maniera apodittica, senza esplicitare quelli che sono i limiti della conoscenza scientifica. Dall’altra una parte dell’opinione pubblica che nel formarsi il giudizio fa prevalere un atteggiamento politico o etico. Sembrano entrambe posizioni fideistiche. Insomma, l’impressione è che nessuna delle parti abbia un atteggiamento “laico” che metta in campo i pro e i contro. Cosa ne pensa?
Non so se la comunità scientifica non espliciti i limiti della conoscenza scientifica, mi pare piuttosto che, a volte, rinunci ad adeguare il suo linguaggio alle modalità della divulgazione. Talvolta in Italia, a differenza dei paesi di cultura anglosassone, c’è una ritrosia di una parte della comunità scientifica circa l’opportunità di impegnarsi, al pari dell’attività accademica, nel portare la scienza al pubblico. Parallelamente c’è un apparato mediatico che, non di rado per incapacità o disinteresse o tornaconto, trova ben più comodo dello studio e della preparazione che servirebbe per proporre un ragionamento degno di questo nome, rifugiarsi in schemi di narrazione ideologici che in questo paese sembrano buoni per ogni occasione. Molto spesso il giudizio distorto del pubblico, il prevalere di atteggiamenti incomprensibilmente irrazionali, dipende dalla sciatteria di ciò che si comunica o dalla sua parzialità, che è anche peggio.
È indubbio che la comunità scientifica in Italia sia meno capace di influenzare il dibattito pubblico di quanto non lo sia in altri paesi. Perché?
Quel che forse fa più male è quando lo scienziato addirittura si autolimita perché teme che la sua esposizione pubblica possa nuocere alla carriera, ai finanziamenti o semplicemente alienare simpatie politiche. Talvolta qualcuno nella comunità scientifica è troppo silente, poco coraggioso. Oppure si chiude in se stesso forse perché da sempre non considerato, e questo ha peggiorato le cose.

Bisogna anche dire che nel paese manca un’educazione, anche politica, che ritenga necessario, come avviene in tante democrazie avanzate, l’ascoltare con serietà massima i dati empirici dei fenomeni, prima di adottare le scelte di politiche pubbliche decisive per la società. Questo punto richiama le responsabilità della classe politica, che troppo spesso ha mostrato di seguire furbescamente il richiamo “della pancia delle piazze” piuttosto che onorare con senso di responsabilità il proprio compito, primo fra tutto quello di volere (e far) conoscere prima di deliberare.

Invece, spesso, si sono trattate le raccomandazioni della scienza, legate ai fatti, come opinioni alla stregua di tutte le altre opinioni. Questo è un atto di colpevole irresponsabilità, le cui conseguenze gravano poi sugli stessi cittadini e sui più deboli tra loro, oltre che sulla credibilità delle istituzioni del nostro paese.

La comunità scientifica dal canto suo ha gli argomenti per essere utile al paese: tirarsi indietro per poi lamentarsi non è un atteggiamento che condivido. Così come da parte delle Istituzioni, non è giustificabile che la scienza la si invochi a tratti, spesso come spauracchio, senza riconoscerne gli indubbi meriti e competenze.

La fiducia nelle istituzioni nel nostro paese è debole. E le istituzioni scientifiche sono vittima di questo handicap di contesto. Cosa ne pensa?
In realtà le competenze in Italia le abbiamo. Molteplici sono le eccellenze mondiali, proprio in campo scientifico, di cui possiamo andare orgogliosi. Nell’immediato è necessario che ciascuno svolga il proprio lavoro al massimo della propria professionalità, cercando le evidenze e stando lontani dalle convenienze.? Così si recupera fiducia.

Ciascuna Istituzione Scientifica rifletta su quali siano gli aspetti su cui può migliorare nell’aprirsi alla comunità e senza timori si mostri per quel che quotidianamente fa per la collettività. Per altro, verso lo Stato, dati empirici alla mano, serve che vi sia un rinnovato impegno -anche di risorse- nel rilanciare la formazione e le attività del Paese in materie ad alto tasso di scientificità, perché ogni ritardo arreca un grave danno alla nostra competitività.

Bisogna preservare almeno la ricerca pubblica di base da politiche squisitamente depressive, rilanciare un patrimonio di conoscenza che ancora sopravvive, ma che se non difeso (e in questo campo la stasi è equiparabile alla regressione) potrebbe definitivamente depauperarsi in pochi anni, “bruciando” molta più speranza per il futuro di quanto si possa immaginare.

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La tribù dei Korowai, gli ultimi cannibali del pianeta

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La tribù dei Korowai, gli ultimi cannibali del pianeta
Il racconto del giornalista australiano che li ha avvicinati. «Consumano la carne umana avvolta in foglie di banano. La parte preferita è il cervello, ma mangiano tutto.
 Tranne i capelli, le unghie e il pene».

Il primo contatto documentato con il mondo esterno è avvenuto con un un gruppo di scienziati nel marzo 1974. Fino ad allora, gli appartenenti alla tribù Korowai, 2500 abitanti delle foreste pluviali nell’area occidentale della Papua Nuova Guinea, ignoravano l'esistenza di altri popoli sulla terra. L’ambiente in cui i Korowai hanno vissuto per millenni è un’area di 600 Kmq, caratterizzata da pianure acquitrinose e dalla minacciosa presenza di due fiumi di cui frequenti e disastrose sono le inondazioni. Popolo di cacciatori-raccoglitori organizzato in clan, proprio per la possibilità di scontri tra clan rivali, hanno sviluppato un particolare tipo di abitazione, che si colloca ad altezze variabili dal suolo, che può arrivare fino ai 45 metri. Le case sull’albero sono costruite a gruppi di due o tre in una radura, resistenti a sufficienza per accogliere famiglie numerose, 
anche di 10 e più componenti, con animali ed effetti personali.

Difendersi dagli attacchi da clan rivali voleva dire proteggersi dal cadere in schiavitù o addirittura essere vittima di cannibalismo, pratica di cui sono rimasti l'unico popolo tra il quale l'antropofagia sarebbe ancora diffusa. Nel maggio 2006 una troupe televisiva australiana, guidata da Paul Raffaele, ha documentato la vita quotidiana del popolo Korowai, proprio dopo che il giornalista era stato avvicinato da un appartenente alla tribù che aveva raccontato che la sua nipotina di sei anni era stata accusata di stregoneria ed era in pericolo di essere cannibalizzata.

I Korowai sono tra i pochissimi popoli su cui si è addensato per anni il sospetto di cannibalismo, anche se gli antropologi ormai pensano che sia una pratica ormai inesistente, Raffaele è stato il primo uomo occidentale ad attraversare il confine con il territorio inesplorato dei clan Korowai. Mentre le comunità a valle sono stati esposte alla cultura occidentale, infatti, quelle più a monte ancora vivono in gruppi isolati e continuano a praticare le loro abitudini millenarie.
 Nemmeno la polizia indonesiana si era mai avventurata in quelle zone.

Il primo contatto documentato con il mondo esterno è avvenuto con un un gruppo di scienziati nel marzo 1974. Fino ad allora, gli appartenenti alla tribù Korowai, 2500 abitanti delle foreste pluviali nell’area occidentale della Papua Nuova Guinea, ignoravano l'esistenza di altri popoli sulla terra
Paul Raffaele trascorse diverse notti dormendo a pochi centimetri di distanza da alcuni degli ultimi 
cannibali sulla terra. Racconta il giornalista: «Sono riuscito a superare la loro diffidenza iniziale grazie alla mia guida Kornelius, originario di Sumatra. Lui si era recato a visitare i Korowai dieci anni prima, interessato a conoscerli. Lo avevano sottoposto a una prova per decidere se dovevano permettergli di rimanere o meno.
 Una notte gli hanno dato un pacco di carne e gli hanno detto che era carne umana. 

Se l'avesse mangiata, avrebbe potuto restare con loro. Se non l'avesse fatto, allora sarebbe dovuto 
andar via. La mangiò e così è stato accettato».

Paul Raffaele è stato il primo uomo bianco, però, a spingersi così oltre: «Il nostro piano era quello di 
visitare il clan Letin, che non aveva mai visto un estraneo prima. Anche Kornelius non era andato così lontano per paura di essere ucciso. Siamo caduti in un'imboscata. Eravamo in viaggio sul fiume 
Ndeiram in piroga, una canoa ricavata da un tronco d'albero, quando ci siamo imbattuti in una folla di uomini nudi che brandivano archi e frecce». Il racconto prosegue: «Non ci aspettavano e allora hanno deciso di attaccarci. Stava calando il buio, urlavano contro di noi. Per fortuna Kornelius parlava 
Korowai. Hanno detto che avevamo contaminato il dio del fiume. 
Ce la siamo cavata con una specie di sanzione».

E il cannibalismo? «Per i Korowai - spiega Paul - se qualcuno cade da una casa sull'albero o viene 
ucciso in battaglia, allora la causa della loro morte è evidente. Ma non capiscono microbi e germi (dei quali le foreste pluviali sono piene), così quando qualcuno muore per loro misteriosamente (in realtà di malattia), credono che sia a causa di un khakhua, un uomo strega che viene dal mondo degli inferi. Il khakhua possiede il corpo di un uomo (non può mai essere quello di una donna) e comincia a mangiare magicamente il loro interno. Secondo la loro logica, devono mangiare il khakhua come lui ha mangiato la persona che è morta. È il loro “sistema giudiziario”, basato sulla vendetta.

“Ti piacerebbe vedere il cranio dell'ultimo uomo che abbiamo ucciso? Noi lo conoscevamo bene, era un buon amico”. Ho detto di sì e ci hanno portato fuori. L'hanno consegnato a me, non volevo toccarlo, ma non ho avuto molta scelta. Avevano tagliato la parte superiore del cranio per arrivare al cervello, la loro parte preferita
Il giornalista australiano descrive poi il suo arrivo: «Era notte quando siamo arrivati nel villaggio. 

Eravamo in una capanna che si affaccia sul fiume, seduta da un piccolo falò. Due uomini si avvicinano attraverso l'oscurità. Hanno detto: "Ti piacerebbe vedere il cranio dell'ultimo uomo che abbiamo ucciso? Noi lo conoscevamo bene, era un buon amico”. Ho detto di sì e ci hanno portato fuori. L'hanno consegnato a me, non volevo toccarlo, ma non ho avuto molta scelta. Avevano tagliato la parte superiore del cranio per arrivare al cervello, la loro parte preferita».

«Trattano la carne umana come noi occidentali facciamo con la carne di maiale. Avevano tagliato le 
gambe separatamente, poi le avevano avvolte in foglie di banano. Poi la testa, che spetta alla persona 
che ha trovato il khakhua. Poi hanno tagliato il braccio destro e le costole a destra come un unico pezzo e la sinistra come un altro. Mangiano tutto, tranne i capelli, le unghie, e il pene. I bambini sotto i 13 non sono autorizzati a mangiare, perché credono che, mangiando il khakhua per loro è molto pericoloso, ci sono spiriti maligni e i bambini sono troppo vulnerabili».

Quindi tra i Korowai il cannibalismo è praticato ancora oggi? «Non posso rispondere perché non sono stato di nuovo in questi ultimi anni. Ho parlato con Kornelius, la mia guida. Dice di sì, che nelle regioni più interne è ancora pratica comune. I clan più a monte stanno ancora praticando khakhua», conclude il giornalista-antropologo australiano.


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I Greci condannavano a Morte chi eliminava un albero di Ulivo

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I Greci condannavano con la morte
 chi uccideva un albero d’ulivo

L’olivo nel Salento leccese 4 mila anni fa è giunto dal mare, trasportato da antichi naviganti fenici sbarcati sulla penisola salentina. Sia gli scrittori locali che i visitatori del Salento leccese sono sempre stati ipnotizzati dalla fitta foresta degli ulivi. Questi alberi maestosi e imponenti  sono disposti ad arco intorno alle città, oppure coltivati all’interno dei muri di recinzione. Ferrari afferma che il segreto della ricchezza di prodotto degli olivi del Salento leccese deriva dalla costante e corretta potatura: “per farli più fruttiferi ogni anno con diligenza li padroni da persone pratiche li fanno nettare“.

continua a leggere - http://cipiri6.blogspot.it/2015/11/i-greci-condannavano-morte-chi.html
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2022 Immensa Esplosione Solare Colpirà la Terra

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Come la Casa Bianca intende affrontare
 l'immensa esplosione solare che colpirà la Terra

La Casa Bianca si sta preparando ad affrontare un'eruzione solare che, come riporta il Washington 
Post, potrebbe mettere in ginocchio la civiltà così come la conosciamo. Un brillamento solare talmente intenso da disabilitare per mesi rete elettrica, cellulari e internet.

Gli scienziati della Nasa affermano che abbiamo il 12% delle probabilità di essere colpiti entro il 2022. Un evento simile è avvenuto nell'ormai non più "fatidico" 2012, quando una tempesta solare dello stesso tipo ha sfiorato il nostro pianeta, causando solo una minima perturbazione al campo magnetico terrestre. "Se ci avesse colpito - ha spiegato Daniel Baker, professore di fisica all'Università del Colorado - staremmo ancora raccogliendo i pezzi".

John P.Holdren, membro dell'ufficio di Scienza e Tecnologia del governo americano, ammette che le 
tempeste solari rappresentano una sfida significativa all'esistenza stessa della nostra civiltà, 
preoccupazione ribadita dal collega Bill Murtagh: "Dobbiamo assolutamente mettere in atto, a livello 
nazionale, un progetto che ci consenta di comprendere appieno il fenomeno, in ogni suo aspetto, così 
da poterlo affrontare. Il problema è reale, il pericolo è reale".

L'ultima violenta eruzione solare che ha colpito la Terra risale al 1859 - passato alla storia con il nome di "Evento di Carrington", dal nome dell'astronomo inglese che per primo studiò le macchie solari - la più potente in cinque secoli, e causò la distruzione di gran parte della linea telegrafica europea e statunitense. Quella tempesta produsse un'aurora boreale visibile a latitudini normalmente inusuali: in Giamacia, alle Hawaii, a Cuba e a Roma, avvenimento descritto in un articolo de "La Civiltà Cattolica" dell'epoca.

Nel mondo tecnologico di oggi, un simile evento avrebbe una risonanza decisamente maggiore. Il 
massiccio impulso elettromagnetico dovuto all'esplosione solare, infatti, sarebbe in grado di spazzare 
via le reti elettriche e smagnetizzare telefoni cellulari e carte di credito. Praticamente tutto ciò che 
utilizziamo oggigiorno. Secondo una ricerca condotta nel 2008 dalla National Academy of Sciences, il costo dei danni ammonterebbe a circa 2.6 trilioni di dollari, cifra 
che riguarderebbe solo il territorio degli Usa.

Il governo degli Stati Uniti - coadiuvato dal Dipartimento della Sicurezza Interna, dalla National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) - è fermamente intenzionato ad assecondare i consigli degli scienziati e li sta supportando nel mettere a punto una strategia utile ad affrontare la prossima esplosione solare: un piano suddiviso in 6 step, che prevede di stabilire una scala accurata di misurazione di questi eventi, così come si fa con i terremoti. La vera preoccupazione, però, è che con la tecnologia attualmente a nostra disposizione, gli scienziati non siano nelle condizioni di poter avvisare e mettere in allarme i cittadini, in quanto riuscirebbero a captare il pericolo con un preavviso minimo compreso tra i 15 e i 60 minuti. Un arco di tempo troppo breve per garantire la salvezza di tutti. Una prima soluzione, a cui stanno già lavorando gli esperti, consiste nell'aggiornare i satelliti e creare nuovi sistemi di monitoraggio sulla Terra.
Per ammissione dello stesso governo americano, affinché si riesca effettivamente a creare un sistema 
di difesa, è necessario - punto 5 del piano - instaurare una collaborazione concreta tra gli stati 
nordamericani e del mondo.

I brillamenti solari di maggior effetto, come spiegato dagli scienziati, sono causati da masse di energia magnetica sulla superficie solare che rilasciano degli "scoppi" di radiazioni che viaggiano in tutto il sistema solare. La nostra stella ci inonda quotidianamente con il vento solare, un leggero flusso di particelle radioattive; i brillamenti e le eruzioni solari, invece, inviano quantità enormi di queste particelle, in una misura tale che il nostro campo magnetico non sarebbe mai in grado di assorbire. Questi eventi possono variare sia di intensità che di frequenza, ma quasi sempre viaggiano lontane dall'orbita del nostro pianeta. Stando alle statistiche, solo un'esplosione solare al secolo è in grado di minacciare la Terra.

Gli esperti americani invitano nel frattempo i cittadini a conservare dei kit di emergenza - con 
abbastanza cibo, acqua fresca e medicine - che possano bastare a sostentarci per almeno le prime 72 
ore dall'inizio della catastrofe. Alcuni preppers (quelli che già da tempo hanno iniziato ad accumulare scorte in attesa del "giorno del giudizio") hanno messo da parte viveri e medicinali per anni e investito i loro soldi in oro piuttosto che in titoli bancari. La prevenzione prima di tutto.

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Gesù non era Biondo con gli occhi Azzurri

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NON ERA BIONDO CON GLI OCCHI AZZURRI
E' NATO IN AFRICA NON IN SVEZIA




Gesù sposò Maddalena  
Trovato uno Scritto in siriaco codice del 570 d.C. 
su pergamena sarà presentato alla British Library


Un altro tassello fortifica la ancora traballante tesi che Maria Maddalena fosse la moglie di Gesù e la madre dei suoi figli. Un libro scritto nel 570 in siriaco su pergamena, e ora custodito alla British Library, racconta una storia diversa da quella dei quattro Vangeli canonici. Ma il numero di antichi documenti che conferma questa tesi continua a crescere, e decine di seri studiosi vi si stanno dedicando senza pregiudizi. Alla British Library terrà una conferenza stampa,,,
CONTINUA A LEGGERE


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Dal BUCO NERO all’UNIVERSO

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Il nostro Universo sarebbe emerso da un buco nero in uno spazio multidimensionale. E’ quanto sostiene un gruppo di tre ricercatori del Perimeter Institute il cui studio si è guadagnato la copertina del numero di Agosto di Scientific American.


Il Big Bang pone una domanda fondamentale: se è vero che fu quell’evento singolare che diede origine all’Universo 13,8 miliardi di anni fa, che cosa l’ha provocato? Tre scienziati del Perimeter Institute hanno introdotto una nuova idea che tenta di descrivere cosa ci sarebbe stato “prima del Big Bang”. Anche se può sembrare un pò complicata, la loro idea risulta attraente e ben formulata matematicamente al punto che si è guadagnata la copertina di Scientific American. Ciò che riteniamo essere stata “la grande esplosione iniziale” potrebbe essere in realtà una sorta di “miraggio” di una stella che collassa sotto l’effetto della gravità in un universo totalmente differente dal nostro. Sappiamo che il Big Bang è la “singolarità iniziale” dove le leggi della fisica vengono meno. Ma le singolarità sono strane e bizzarre per cui le nostre conoscenze sono alquanto limitate. Il problema è che sebbene l’ipotesi del Big Bang sia relativamente comprensibile dal punto di vista concettuale, risulta assai improbabile che l’Universo sia emerso effettivamente da una singolarità. Forse è successo qualcos’altro, magari l’Universo non si è mai trovato inizialmente in uno stato singolare.

L’ipotesi dei tre ricercatori è la seguente: il nostro Universo potrebbe avere una struttura tridimensionale “piegata”, per così dire, attorno all’orizzonte degli eventi di un buco nero quadridimensionale.

In questo scenario, l’Universo si è originato dal collasso gravitazionale di una stella trasformatasi in un buco nero in uno spazio quadridimensionale. Nel nostro Universo tridimensionale, gli orizzonti degli eventi dei buchi neri sono bidimensionali e indicano il cosiddetto “punto di non ritorno”. Nel caso invece di uno spazio quadridimensionale, un buco nero avrebbe un orizzonte degli eventi tridimensionale. Dunque, nel modello proposto dai tre teorici, il nostro Universo non si è mai trovato all’interno di una singolarità poichè è emerso al di fuori dell’orizzonte degli eventi, protetto dalla stessa singolarità. In altre parole, l’Universo ha avuto origine, e rimane ancora, come una sorta di “residuo primordiale” della stella che è implosa. Nonostante questa idea possa sembrare “assurda”, gli scienziati ci tengono a sottolineare che il loro modello è ben formulato in un contesto matematico che descrive la struttura dello spaziotempo. In particolare, i teorici hanno utilizzato gli strumenti dell’olografia per “trasformare, si fa per dire, il Big Bang in un miraggio cosmico”. Insomma, il modello sembra affrontare i più importanti enigmi cosmologici e, soprattutto, permette di fare previsioni verificabili. Naturalmente, oggi non abbiamo un concetto in mano che descriva un universo quadridimensionale nè sappiamo come uno spazio “genitore” quadridimensionale possa essersi originato. Secondo i ricercatori, forse le nostre fallibili intuizioni umane si sono evolute in un mondo tridimensionale in maniera tale che siamo in grado di “vedere” solo “le ombre della realtà” in cui viviamo. E’ un pò come l’allegoria di Platone sul mito della caverna dove i prigionieri incatenati fin dall’infanzia, non conoscendo cosa accada realmente alle proprie spalle e non avendo esperienza del mondo esterno, trascorrono la loro vita in una caverna osservando solo le ombre “parlanti” che vengono interpretate come oggetti, animali, piante o persone reali. Le loro catene gli hanno impedito di percepire il vero mondo, cioè un “regno” con una ulteriore dimensione. Insomma, così come i prigionieri di Platone non hanno capito quali sono i segreti che si celano nella realtà, allo stesso modo noi non siamo ancora di comprendere la struttura quadridimensionale dell’Universo. Tuttavia, loro sapevano almeno dove cercare le risposte.


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La Vita Continua dopo la Morte ?

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LA FISICA QUANTISTICA DIMOSTRA CHE 
LA VITA CONTINUA DOPO LA MORTE

Nell’epoca contemporanea, intrisa di scientismo e materialismo, la maggior parte degli scienziati ritiene che il concetto di vita ultraterrena o è una sciocchezza, oppure, se realmente esistesse, è completamente indimostrabile. Eppure, un ricercatore afferma che la fisica quantistica è in grado di fornire prove certe dell’esistenza dell’aldilà.

Perchè la morte fa così paura? Certamente perchè è l’oblio a sconvolgere la nostra coscienza e a smuovere la paura primordiale della morte.

L’uomo vuole vivere, sente se stesso come un essere fatto per la vita e il rischio di essere consegnato al non-essere perpetuo è fonte di una profonda angoscia esistenziale.

Se da una parte le religioni, sapienze antiche, prospettano la certa continuazione della vita nell’aldilà, fornendo una straordinaria mitigazione della paura della morte e un sostanziale significato alla vita del credente, la società contemporanea tende ad esorcizzare la paura della morte o cancellandola dall’esperienza quotidiana, evitando di parlarne o di pensarvi, oppure spettacolarizzandola in fiction televisive e cinematografiche nelle quali l’eroe di turno causa la morte dei nemici come se fossero mosche.

Da qualche tempo, però, ad interessarsi al fenomeno della morte e della sua possibile funzione come passaggio verso un nuovo stato di vita c’è anche la scienza, in particolare quella disciplina definita come ‘fisica quantistica‘, una branca della fisica che studia il comportamento delle particelle a livello atomico e subatomico.

Tra i ricercatori più appassionati della questione vi è il professor Robert Lanza, direttore scientifico presso l’Advanced Cell Technology e professore aggiunto presso la Wake Forest University School of Medicine.

Come ricercatore ha pubblicato centinaia di articoli scientifici e numerose invenzioni e ha scritto, fino ad ora, più di 30 libri, tra i quali “Principles of Tissue Engineering” (Principi di ingegneria dei tessuti) e “Essentials of Stem Cell Biology” (Fondamenti di biologia delle cellule staminali), due pubblicazioni che sono riconosciute come riferimenti definitivi in campo scientifico.

Lanza sostiene la teoria del Biocentrismo, secondo la quale la morte come noi la conosciamo non sarebbe altro che un’illusione generata dalla nostra coscienza. “Ci hanno insegnato a pensare che la vita sia solo l’attività generata dalla combinazione del carbonio e di una miscela di molecole, che vivremo per un certo tempo e che poi finiremo per marcire sottoterra”, scrive Lanza sul suo sito web. “In effetti, noi crediamo nella morte perchè ci è stato insegnato che moriremo, o più specificamente, ci hanno insegnato che la nostra coscienza è un fenomeno associato al nostro organismo e che questa morirò con esso”.

La sua Teoria del Biocentrismo, però, afferma che la morte non può essere l’evento terminale che pensiamo che sia. Il Biocentrismo si attesta come la teoria del tutto e mette la vita al centro e all’essenza dell’attività dell’Universo. Lanza spiega che la vita e la biologia sono il centro dell’esistenza. Anzi, è la vita stessa a creare l’Universo e non il contrario.

Ciò significa che è la coscienza della persona a determinare la forma e la dimensione degli oggetti nell’Universo. La filosofia realista di provenienza greca ha sempre affermato che la realtà esiste di per sé, a prescindere dall’esistenza dell’osservatore.

La fisica quantistica, invece, ha scoperto che l’osservatore è determinante nella formazione della realtà. In effetti, la realtà che noi percepiamo con i nostri sensi è l’incontro tra il ‘funzionamento di base dell’Universo’, che potenzialmente può assumere infinite forme, e la ‘presenza dell’osservatore’, che ne determina con la sua coscienza la forma.

Praticamente, la realtà è come la pensiamo! Lanza fa un esempio sul modo in cui percepiamo la realtà intorno a noi: una persona percepisce il cielo come di un certo colore, e gli viene insegnato che quel colore si chiama ‘blu’. Ma le cellule del cervello di un’altra persona potrebbero percepire un colore diverso, che chiamerebbe sempre blu, ma che potrebbe corrispondere al mio ‘verde’.

Lanza pone questo postulato alla base della sua teoria: tutto ciò che percepisci del mondo non può esistere senza la tua coscienza: la nostra coscienza è alla base della realtà. Ponendo questo postulato nell’osservazione più generale dell’Universo, significa che lo spazio e il tempo non si comportano in maniera ‘dura’ e ‘veloce’ come ci sembra di percepire. In sintesi, essi non esistono di per sé fuori di noi, ma sono un prodotto della nostra coscienza!

L’esperimento della doppia fenditura
Nella presentazione della sua teoria biocentrica, Lanza ha citato il famosoesperimento della doppia fenditura, a fondamento delle sue affermazioni. L’esperimento ha mostrato che quando un osservatore guarda passare una particella attraverso due fenditure poste in una barriera, la particella si comporta come un proiettile, passando attraverso una delle due fenditure. Tuttavia, se l’osservatore smette di guardare la particella, questa inizia a comportarsi come un’onda, riuscendo a passare attraverso entrambe le fenditure nello stesso tempo.

Questo significa che la materia e l’energia possono presentare le caratteristiche sia delle onde che delle particelle e che il loro comportamento dipende dalla percezione e dalla coscienza di un osservatore.
Dimostrazione che la realtà che conosciamo non è fatta da "materia" ma da energia
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Esperimento della doppia fessura

La fisica quantistica sembra confermare le teorie dei filosofi idealisti, i quali hanno sempre pensato che la realtà fosse un prodotto della mente dell’uomo. Una volta che spazio e tempo vengono accettati come costrutti della nostra mente, significa che la morte, e l’idea di mortalità, sono anch’esse un fenomeno legato all’esperienza sensoriale della nostra coscienza. Con la morte del nostro organismo, la nostra coscienza entra in una condizione dove non esistono pi confini spaziali e temporali: l’eternità!

Secondo Lanza, la vita è un’avventura che trascende il nostro modo ordinario di pensare. Quando moriamo, non entriamo nel mondo caotico del non-essere, ma torniamo alla matrice fondamentale dell’Universo: “con la morte, la nostra vita diventa un fiore perenne che torna a vivere nel multiverso”, il luogo delle possibilità infinite. Se non sapessimo che si tratta di uno scienziato, penseremmo di ascoltare un uomo di religione.

L’anima come struttura fondamentale dell’Universo
Ma Robert Lanza non è l’unico scienziato a ritenere che la fisica quantistica giustifichi l’esistenza della vita eterna. Un medico americano, il dottor Stuart Hameroff, e un fisico quantistico inglese di fama mondiale, Sir Roger Penrose, hanno sviluppato una teoria che potrebbe dimostrare definitivamente l’esistenza dell’anima.

Secondo la Teoria Quantistica della Coscienza elaborata dai due scienziati, le nostre anime sarebbero inserite in microstrutture chiamate “microtubuli”, contenute all’interno delle nostre cellule cerebrali.

La loro idea nasce dal considerare il nostro cervello come una sorta di “computer biologico”, equipaggiato con una rete di informazione sinaptica composta da più di 100 miliardi di neuroni . Essi sostengono che la nostra esperienza di coscienza è il risultato dell’interazione tra le informazioni quantiche e i microtubuli, un processo che i due hanno definito “Orch-OR” (Orchestrated Objective Reduction). Con la morte corporea i microtubuli perdono il loro stato quantico, ma le informazioni in essi contenute non vengono distrutte.

In parole povere, la coscienza non muore, ma torna alla sua sorgente. “Quando il cuore smette di battere e il sangue non scorre più, i microtubuli smettono di funzionare perdendo il loro stato quantico”, spiega il dottor Hameroff, professore emerito presso il Dipartimento di Anestesiologia e Psicologia e direttore del Centro di Studi sulla Coscienza presso l’Università dell’Arizona.

“L’informazione quantistica contenuta nei microtubuli non è distrutta, non può essere distrutta, ma viene riconsegnata al cosmo. Quando un paziente torna a vivere dopo una breve esperienza di morte, l’informazione quantistica torna a legarsi ai microtubuli, facendo sperimentare alla persona i famosi casi di premorte”.

La grande portata di questa teoria è evidente: la coscienza umana, così intesa, non è il semplice prodotto che emerge da un processo biologico, né si esaurisce nell’interazione tra i neuroni del nostro cervello, ma è un informazione quantistica in grado di esistere al di fuori del corpo a tempo indeterminato.

Certamente la prospettiva è entusiasmante, dato che queste teorie sono in grado di dare un senso alla morte. Ma la domanda che sorge conseguentemente allora è questa: qual è lo scopo dell’esperienza che facciamo nello spazio e nel tempo qui sulla Terra?

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Gelosia Amore Segni Zodiacali 2016

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Scopri Quanto Sei Geloso/a In Base Al Tuo Segno Astrologico?
Anche se la gelosia è un sentimento umano, può essere più o meno presente in base al segno zodiacale. Scopri quanto sei geloso in base al tuo segno astrologico.
Cliccando sulle immagini di ogni segno verrai diretto alla pagina delle caratteristiche del segno di appartenenza , buona lettura e buon divertimento, grazie.




l’ariete è molto geloso. Forse non è così tanto geloso da stressare il partner ogni volta, ma è molto impulsivo. Questa impulsività può essere dettata dalla gelosia.





Più che geloso, il toro è possessivo. Questa cosa è evidente sia nella vita amorosa che negli altri settori della vita. Infatti, quando fanno parte di una relazione amorosa, 
mettono tutte le loro speranze in essa.




i gemelli sono indipendenti, celebrali e preferiscono stare lontani dai conflitti. Se loro non sono gelosi, vogliono che i loro partner siano come loro. Però non significa che loro siano indifferenti.




la gelosia del cancro è causata da una mancanza di credenza in sé stessi. Il Cancro non è geloso solo che ha bisogno di sentirsi al sicuro, ha bisogno di attenzioni ed amore per sentirsi bene.




il leone non è geloso, è possessivo. Passionale, al leone piace dominare, ha bisogno di sentirsi fiero nelle braccia della persona amata. Nel caso del leone la gelosia è un gioco simpatico.





la vergine si mostra gelosa solo quando tutto è evidente. La vergine analizza tutte le possibilità e pensa due volte prima di fare qualcosa.




la bilancia è più tollerante che gelosa. La tolleranza è la principale qualità della bilancia, detto ciò non possiamo affermare che la bilancia sia una persona gelosa.




anche se ha la tendenza di essere geloso, non dobbiamo dimenticare che lo scorpione è esclusivo. Ha bisogno di sentirsi al sicuro ma anche di dominare. Quando perde il controllo della situazione può diventare eccessivo.




il sagittario è geloso solo in alcuni momenti. Ama la propria libertà ma crede anche nella persona che ama. La gelosia si manifesta quando non si sente più bene in quella relazione, non ha carattere.



la gelosia è di solito una causa del poco credere i sé stessi ( o anche negli altri). Il capricorno è molto capace nel tenere per sé i propri sentimenti e raramente li mostra.



possiamo considerare una persona libera come un uccello nel cielo gelosa? Saremmo tentati a dire di no ma l’acquario ha la tendenza di perdere la fiducia nell’amore.


LEGGI ANCHE LE PREVISIONI PER IL 2016



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Ricercatrice Palestinese Risponde all'Ambasciata di Israele

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Una ricercatrice palestinese risponde a un tentativo di reclutamento 
da parte dell'Ambasciata di Israele

Samar Batrawi è ricercatrice presso il King’s College di Londra. Di recente, ha scritto degli articoli che trattavano in particolare i movimenti e gruppi violenti che operano in Siria e in Irak.
Interessata alle sue ricerche sullo Stato Islamico, l’Ambasciata di Israele, a Londra, l’ha invitata, questa settimana, per una “discussione”. Ecco la sua risposta.

“Desidero dire, senza equivoci e nel modo più chiaro, che io rifiuto ogni associazione o collaborazione con l’Ambasciata di Israele, a Londra, per due distinte ragioni.

Innanzitutto, io sono la nipote di Mahmoud e Fatima Batrawi, due Palestinesi di Isdrud, che sono stati deportati, forzatamente, quando lo Stato che voi rappresentate è stato creato. Entrambi sono sepolti, in un cimitero della Cisgiordania, sormontato dalla colonia illegale di Psagot, legittimata dal governo dello Stato che voi rappresentate. La mia famiglia è una delle molte famiglie palestinesi che sono
sopravvissute e cresciute contro ogni previsione, contribuendo alle società in cui vivono. Sono medici, insegnanti, avvocati, giornalisti, scrittori e accademici. E’ sulle spalle di questi eccezionali esseri umani che io, Palestinese che ha vissuto sotto la brutale rioccupazione di parti della Cisgiordania, durante la Seconda Intifada, sto. Voi siete, come ha detto, chiaramente, uno dei vostri cittadini più coscienziosi, “i loro occupanti, i loro torturatori, i loro carcerieri, i ladri della loro terra e della loro acqua, quelli che li esiliano, i demolitori delle loro case, quelli che bloccano i loro orizzonti.”.E’ sotto l’occupazione dello Stato di Israele che mio padre deve vivere, ogni giorno; è il suo assedio di Gaza che la mia famiglia ha sopportato, troppo a lungo; è il suo Governo criminale che ha diviso la mia famiglia in due, per più di dieci anni. E’ il “diritto all’autodifesa di Israele” che disturba il mio sonno, ogni notte, quando mi chiedo se mi sveglierò con la notizia che un dei miei cari è stato ucciso come “danno collaterale”, in una delle vostre operazioni, astutamente orchestrate. E’ l’odore del gas lacrimogeno, sparato dalle “forze di difesa” che sento, nei miei incubi, un ricordo infantile condiviso da molte generazioni di Palestinesi.

In secondo luogo, l’articolo che ho scritto sull’apparente appropriazione della questione palestinese da parte dello Stato Islamico non implicava un interesse condiviso tra Israeliani e Palestinesi, come tutti quelli che lo hanno letto, in modo critico, avranno capito. Voi rappresentate l’occupante e io rappresento l’occupato. Non è una posizione politica ma, piuttosto, la realtà della mia vita, quella che lo Stato di Israele mi ha imposta. Nessun supposto interesse comune può prevalere su questo fatto fondamentale. 

I soli temi da discutere sono i Diritti Umani di base dei Palestinesi che vivono sotto occupazione e in 
esilio. E lo Stato che voi rappresentate ha ben chiarito di essere disinteressato a questa questione.

Due brevi commenti finali.

Che cosa rappresenta per voi il 3 novembre? In questo giorno di 59 anni fa, le forze israeliane hanno 
massacrato centinaia di Palestinesi, a Khan Younis. Mia nonna era una giovane mamma, all’epoca, mio padre aveva pochi mesi. Lei lo teneva in grembo, nascosto sotto il vestito, con la paura che le forze israeliane lo potessero trovare e portarglielo via. Sono morte tra le 275 e 415 persone, quel giorno, ma la mia famiglia è sopravvissuta per raccontare la storia. 
Questo rappresenta per me il 3 novembre.

Infine, come cittadina palestinese, titolare di una carta di identità della Cisgiordania, non posso mettere piede, in Israele, a meno che non ottenga un permesso. Per questo, non posso essere utile ma trovo divertente il fatto che l’Ambasciata di Israele vorrebbe organizzare un incontro con me perché, anche se accettassi questa offerta, avrei paura di essere picchiata e imprigionata dalle vostre guardie per infiltrazione.
Trovo vergognoso che vi rivolgiate a me, in queste circostanze. E’ probabile che io debba osservare gli ordini del vostro Stato, ancora per molti anni, ma questa è una di quelle rare, bellissime occasioni, in cui posso dire al mio occupante, al mio torturatore, al mio carceriere, al ladro della mia terra, a quello che mi esilia, al demolitore della mia casa, a quello che blocca il mio orizzonte:
No!

Samar Batrawi
 Candidate and GraduateTeaching Assistant
Department of War Studies
King’s College London


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Vita Sessuale nel 2016

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Come sarà la tua vita sessuale #kamasutra
 dal 1 gennaio al 31 dicembre 2016 per tutti i segni zodiacali



Previsioni per il 2016 
SESSO
Se durante il 2015 avete battuto la fiacca fra le lenzuola, non vi resta che sperare in un 2016 decisamente più sexy! Quali sono i segni zodiacali che l'anno prossimo 
conquisteranno la palma della sensualità? 
 Ecco, segno per segno, il vostro futuro nella sessualità:



 sensualità al top
Non c'è dubbio che questo sarà un anno buono per l'Ariete e per la sua sessualità. Chi è single potrà sperare in nuovi incontri che porteranno una ventata di freschezza e passione in camera da 
letto. E chi è in coppia? Udite, udite: questo è l'anno in cui anche la coppia più arrugginita potrà cogliere l'occasione per risvegliare la passione sopita..continua a leggere




 l'era del coinvolgimento
Il toro è uno dei segni più passionali dello zodiaco, inutile dirlo, ma quest'anno farà davvero scintille! Alla sua voglia di dominazione in camera da letto si aggiungerà un maggiore coinvolgimento dal 
punto di vista sentimentale che scatenerà e appagherà tutti i sensi...continua a leggere




la fantasia al potere
Un ottimo anno in camera da letto anche per i Gemelli. In passato avete usato troppo la mente quando arrivavate al sesso, adesso è venuto il momento di lasciare spazio alla fantasia e 
all'improvvisazione e scoprire nuove sensazioni che 
non pensavate di poter provare...continua a leggere




 ritrovando l'intesa
Il Cancro è sognatore e sentimentale e talvolta dimentica che l'amore non è fatto solo di belle parole, ma anche di fatti. Il 2016 è il momento giusto per ricostruire un'intesa sessuale con il partner, 
perché anche voi sentirete più potenti il richiamo 
della sessualità...continua a leggere



 nuove esperienze in arrivo
Cosa succedere nella stanza da letto del Leone? E' di scena la trasgressione! Il rapporto con il partner si farà particolarmente passionale e sarete pronte ad aprire le porte della vostra fantasia 
anche a pratiche verso le quali finora vi eravate dimostrate 
un po' scettiche...continua a leggere




 senza freni
Beate le donne della Vergine, perché quest'anno si divertiranno davvero tanto in barba alle inibizioni che in passato le hanno frenate. Questo è l'anno per scatenarsi, lasciarsi andare e provare 
quelle posizioni che neanche nei vostri sogni più torbidi...continua a leggere




 è ora di inventarsi qualcosa di nuovo!
Attenzione amiche della Bilancia, questo 2016 si annuncia piatto in camera da letto, datevi da fare per scuotere un po' la situazione o rischerete di trovarvi davvero poco soddisfatte! Se non trovate 
un partner adatto alla situazione potete sempre provare a 
movimentare da sole la faccenda...continua a leggere




 un po' di sana quotidianità
Le single dello Scorpione potranno effettivamente sperare in un anno frizzante, fatto di tanti nuovi incontri, mentre per quanto riguarda chi è in coppia...attente alla routine! Passare da rapporti 
frequenti e soddisfacenti a timbrare il cartellino del sesso è facile: fate che non accada, perché quest'anno la possibilità c'è...continua a leggere




 posizione d'equilibrio
Sarete felici a letto amiche del Sagittario? Si, se riuscirete a dare la stessa importanza al vostro partner invece di comportarvi da vere dominatrici. Le posizioni doppie e simmetriche saranno in 
questo senso vostre amiche e irrinunciabili compagne di letto...continua a leggere




 irrinunciabile tocco di follia
Non c'è che dire, un po' come il Toro anche il Capricorno fa faville a letto. Per il voi e il vostro partner il 2016 sarà davvero un anno d'oro, ricco di intesa e piaceri: non tiratevi indietro e scoprirete 
sensazioni davvero incredibili...continua a leggere



la passione vince l'amore
E' facile innamorarsi per l'Acquario, ma è ancor più facile stancarsi del partner. Cosa fare allora? Godersela! A letto potrete dare il meglio di voi senza preoccuparvi più di tabù che fino a poco tempo 
fa tenevano la vostra mente occupata...continua a leggere



 1+1 non fa 2
Ma fa 3! Questo per le donne dei Pesci è l'anno della fertilità: largo allora a tutte quelle posizioni che facilitano la gravidanza. Molto bene di conseguenza anche l'appetito sessuale che crescerà 
man mano che l'anno avanza...continua a leggere


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Un 2016 da Scoprire

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2015 Natale con Cometa e Luna Piena

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Natale con Luna Piena.



 L’ultima volta 38 anni fa

Doppio spettacolo astronomico la notte di Natale: luna piena e cometa Catalina.
Si può osservare la Luna piena una o due volte al mese, ma è assai raro
 che capiti proprio il giorno di Natale

È Natale e lo sembra ancor di più se c’è qualche segno nel cielo… E quest’anno ne abbiano due.

La cometa, Catalina, innanzitutto. Una cometa che potremo vedere soltanto una volta, perché a causa della sua orbita si perderà negli spazi siderali. 

LA PROSSIMA VOLTA NEL 2034. E poi c’è la Luna, la Luna piena. È vero che abbiamo una luna piena al mese (se non due), ma questa volta cade proprio nel giorno di Natale. Chi si alzerà di buon ora (prima delle 5:50) la potrà vedere in tutto il suo splendore.  La Luna infatti, inizierà a sorgere al tramonto a est e raggiungerà il punto più elevato nel cielo a mezzanotte per poi tramontare verso ovest. Sembrerà proprio che la Luna voglia guidare con il suo massimo splendore il viaggio di Babbo Natale…

L’evento non è così “normale”, perché l’ultima volta che una Luna piena coincise con il giorno di Natale si ebbe nel 1977 e la situazione non  si avrà più fino a Natale del 2034.



Come vedere Catalina, la cometa di Natale
Ha due code ed è possibile osservarla fino a fine gennaio puntando il binocolo verso il cielo in direzione est, in piena notte o poco prima dell'alba.

La cometa del Natale 2015 si chiama C/2013 US10 Catalina e da inizio dicembre è osservabile in piena notte e prima dell'alba con un piccolo telescopio o un binocolo. Raggiungerà il punto più vicino alla Terra il prossimo 17 gennaio, per poi dirigersi verso i confini del Sistema Solare, per cui non rimane ancora moltissimo tempo per assistere al suo passaggio.

COSA C'È DA SAPERE. Catalina è una cometa non periodica del Sistema Solare, individuata il 31 ottobre 2013 dal Lunar and Planetary Laboratory dell'Università dell'Arizona. Ha toccato il perielio (il punto dell'orbita di massimo avvicinamento al Sole) il 15 novembre 2015; prima di allora era stata visibile per mesi solo nell'emisfero australe.

Il suo piano orbitale è inclinato di 149° rispetto a quello dell’eclittica (il piano dell’orbita terrestre), un dato che ne rivela  la provenienza dalla Nube di Oort, l’enorme inviluppo di corpi ghiacciati che avvolge il nostro sistema planetario.

ORA O MAI PIÙ. Il suo periodo di rivoluzione intorno al Sole doveva essere originariamente di alcuni milioni di anni, ma la probabile collisione con un altro corpo celeste ha fornito a C/2013 US10 l'energia necessaria per "scappare" dalla nostra stella (orbita iperbolica). Si tratta quindi del suo primo e unico passaggio all'interno del Sistema Solare e di un'occasione irripetibile per poterla scrutare insieme alle sue due code: una composta da gas ionizzati e l'altra da polveri di varie dimensioni.

COME OSSERVARLA. La sua magnitudine staziona tra il 5 e il 6, il che la rende tecnicamente visibile a occhio nudo. Tuttavia, per centrare l'obiettivo è consigliabile almeno un binocolo, a meno che il cielo non risulti molto scuro. Per trovare Catalina bisogna puntare lo sguardo a est: il 24 dicembre entrerà nella costellazione del Bifolco (Bootes), passando vicino alla luminosa stella Arturo il 1 gennaio 2016. Il 17 gennaio la cometa sarà a "soli" 108 milioni di chilometri dalla Terra: in quella data farà capolino nel cielo dalle ore 22, nei dintorni dell’Orsa Maggiore.

Salvo imprevedibili outburst, la luminosità apparente di Catalina si spegnerà poi gradualmente, rendendo necessario l'utilizzo di un telescopio professionale già da fine gennaio.

Leggi come sarà il tuo 2016


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MUNDIMAGO


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